Sanità italiana: dove funziona e dove no

Pubblichiamo integralmente la notizia resa nota da fonte agi.it del 4 gennaio 2017 relativa al funzionamento della sanità in Italia

Dove funziona e dove no la sanità italiana, regione per regione. Una mappa

Catanzaro – E’ il Piemonte la regione italiana in testa per efficienza del sistema sanitario italiano, che strappa la prima posizione al Trentino Alto Adige, mentre la Calabria si conferma la regione “più malata” del paese. In totale sono quattro le realtà territoriali definite “sane”, nove le aree “influenzate” e ben sette le regioni “malate”. Crolla il Lazio che precipita di ben 10 posizioni rispetto all’anno precedente, collocandosi nell’area delle regioni “influenzate”. Escono, inoltre, dall’area delle realtà sanitarie d’eccellenza, Umbria e Liguria. Al Sud la migliore perfomance spetta al Molise che guadagna sei posizioni lasciando l’area dei sistemi sanitari locali piu’ sofferenti. E’ quanto emerge dall’IPS, l’Indice di Performance Sanitaria realizzato, per il secondo anno consecutivo, dallIstituto Demoskopika. Nel 2016, secondo l’istituto, circa 10 milioni di italiani, pari al 17,6%, hanno rinunciato a curarsi per le lunghe liste di attesa o perché, non fidandosi del sistema sanitario della regione di residenza, non hanno potuto affrontare i costi della migrazione sanitaria ritenuti troppo esosi.

Lo studio realizzato da Demoskopika si basa su sette indicatori:

  1. soddisfazione sui servizi sanitari
  2. mobilità attiva 
  3. mobilita’ passiva
  4. spesa sanitaria
  5. famiglie impoverite a causa di spese sanitarie out of pocket
  6. spese legali per liti da contenzioso e da sentenze sfavorevoli
  7. costi della politica

Una famiglia su due ha rinunciato alle cure
​Poco meno di una famiglia su due (47,1%) in Italia ha rinunciato a curarsi nel 2016. Tra i fattori principali figurano:

  • i “motivi economici” nel 17,4% dei casi
  • le lunghe liste di attesa nel 12,8%
  • “in attesa di una risoluzione spontanea del problema” non si è curato il 6,7% del campione
  • “paura delle cure” per il 5%
  • “impossibilità di assentarsi dal luogo di lavoro” ha rappresentato un valido deterrente per il 4,8%
  • il federalismo sanitario. Il 3,9%, pari a circa 2,4 milioni di italiani, ha dichiarato l’impossibilità a occuparsi della propria salute perché “curarsi fuori costa troppo, non fidandosi del sistema sanitario della regione in cui vive”.

La classifica
A caratterizzare l’area dei sistemi sanitari più virtuosi ben quattro realtà del Nord. Ecco la graduatoria completa:

Le regioni “sane”

  • Piemonte. Con un punteggio pari a 492,1, conquista la vetta
  • Lombardia, con 450,5 punti mantiene saldamente la sua seconda posizione
  • Emilia Romagna con 438 punti
  • Trentino Alto Adige, con 403,9 punti ha però registrato una retrocessione di tre posizioni rispetto all’anno precedente
     

Le regioni “influenzate”

  • Valle d’Aosta, 375,4 punti 
  • Toscana, 370,7 punti
  • Marche, 364,7 punti
  • Umbria, 351,8 punti
  • Molise, 347,2 punti
  • Veneto, 336,3 punti
  • Liguria, 335,9 punti
  • Friuli Venezia Giulia, 319,6 punti
  • Lazio, 318,1 punti
     

Le regioni “malate”

  • Sardegna, 277,9 punti
  • Basilicata, 272,1 punti
  • Abruzzo, 269,1 punti
  • Campania, 259,3 punti
  • Puglia, 243,3 punti 
  • Sicilia, 234,5 punti
  • Calabria, 23,8 punti
     

Soddisfazione: i sistemi più apprezzati in Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta ed Emilia Romagna
Circa un italiano su tre (34,2%) dichiara di essere soddisfatto dei servizi sanitari legati ai vari aspetti del ricovero: assistenza medica, assistenza infermieristica, vitto e servizi igienici. L’indicatore mostra un divario più che significativo tra le diverse realtà regionali. I più appagati vivono in

  • Trentino Alto Adige, che ha ottenuto il massimo del risultato (100 punti)
  • Valle d’Aosta (85,9 punti)
  • Emilia Romagna (85,2 punti), realtà in cui il livello medio di soddisfazione per i servizi ospedalieri, rilevata dall’Istat tra coloro che hanno subito almeno un ricovero nei tre mesi precedenti l’intervista, oscilla tra il 60% e il 50%

Sul versante opposto, il minor livello di soddisfazione, pari mediamente al 16%, si registra in

  • Molise (28,4 punti),
  • Campania (27,7 punti) 
  • Puglia (14,7 punti)

Mobilità sanitaria attiva: Molise in testa, Sardegna in coda
Per Molise e Sardegna confermati i primati positivo e negativo relativi alla mobilità sanitaria attiva in Italia. In particolare, analizzando gli ultimi dati disponibili (primo semestre 2015), è il Molise, con 100 punti, a mantenere la prima posizione della graduatoria parziale relativa alla mobilità attiva, l’indice di “attrazione” che indica la percentuale, in una determinata regione, dei ricoveri di pazienti residenti in altre regioni sul totale dei ricoveri registrati nella regione stessa, e che in Molise, per l’appunto, è pari al 27,9%. Sul versante opposto, si colloca la Sardegna (3,2 punti) con un rapporto tra i ricoveri in regione dei non residenti sul totale dei ricoveri erogati pari allo 0,9%. 
In valori assoluti, sono principalmente le regioni del Nord a ricevere il maggior numero di pazienti non residenti. In questa direzione le realtà più attrattive sono:

  • Lombardia : 78mila ricoveri extraregionali
  • Emilia Romagna: 54mila ricoveri extraregionali
  • Lazio: 38mila ricoveri extraregionali
  • Toscana: 34mila ricoveri extraregionali
  • Veneto: 28mila ricoveri extraregionali
     

Mobilità sanitaria passiva: “infedeltà” da primato per la Basilicata. Lombardia virtuosa
Come per la mobilità attiva, anche per la mobilità passiva restano immutate le “posizioni estreme” della classifica parziale rispetto all’anno precedente. I lucani, infatti, confermano la loro diffidenza, in maniera più rilevante rispetto agli altri, scegliendo di ricoverarsi e curarsi in strutture sanitarie fuori dai confini regionali. In particolare, con un indice di “fuga”, pari al 24,1%, che misura, in una determinata regione, la percentuale dei residenti ricoverati presso strutture sanitarie di altre regioni sul totale dei ricoveri sia intra che extra regionali, la Basilicata ha totalizzato solo 16,6 punti nella graduatoria parziale di Demoskopika. Ciò significa che, nei soli primi sei mesi del 2015, la migrazione sanitaria può essere quantificabile in circa 10mila ricoveri. Sul versante opposto, i più “fedeli” al loro sistema sanitario risultano i lombardi. La Lombardia, con appena il 4%, registra il rapporto minore di ricoveri fuori regione dei residenti sul totale dei ricoveri totalizzando il massimo del punteggio (100 punti).

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